enrico zingaretti                                                     

sito aggiornato ottobre 2006

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.Perchè Informale
.E' giusto pagare per esporre?
.I luoghi per l'Arte

.Perchè Informale

La Pittura Informale nasce come necessità di ricercare, al di fuori della forma, una totale libertà espressiva, privandola dell'uso ponderale del colore e del tratto figurativo mediato dalle necessità geometriche della rappresentazione condivisibile. La Pittura Informale, tentando già negli anni del dopoguerra una ricerca autenticamente d'Avanguardia, ha successivamente esplorato con alterne fortune la reattività del Pubblico ad un prodotto estetico e culturale alternativo,  riuscendo in alcuni momenti a toccare forme di lirismo artistico altissimo ed, in altre occasioni, a produrre uno scollamento sostanziale tra il gusto artistico del Pubblico e la finalità dell'Opera. Questo è accaduto quando l'Artista Informale ha preteso di rendere autonoma e finalizzata la propria creatività, i propri quadri. L'Arte Informale quindi, per sua natura, può considerarsi terminata e  pronta al messaggio praticamente mai e, per sua natura, non può e non deve avere la pretesa di parlare al Pubblico con un proprio linguaggio esclusivo. Informale dovrà essere il messaggio ed altrettanto caratterizzato anche il linguaggio e la disponibilità dell'Opera Informale a farsi attraversare dalle più diverse interpretazioni concettuali ed estetiche dovrà essere totale. Con questi presupposti la ricerca, libera, dell'Artista Informale, sarà puntualizzata e gratificata e quindi riconosciuta tale, solo se saprà porsi di fronte al Pubblico non come un oggetto da ammirare bensì come una finestra dalla quale affacciarsi per apprezzare tutto ciò che è al di fuori, o al didentro!  L'Arte Informale non come finalità ma come tramite, non come elemento da interpretare ma come strumento interpretativo.

 

.E' giusto pagare per esporre?

Ci sono Scrittori che pagano la stampa dei propri libri e Registi che finanziano direttamente i film che diversamente nessun imprenditore cinematografico finanzierebbe, quindi  non è assurdo pensare che anche i Pittori siano naturalmente costretti a sottostare a questa logica. E comunque io credo che le lusinghe e le speranze che guidano questa imposizione siano in gran parte frutto dell'immaginazione dell'Artista. Pagare per esporre è giustificato se c'è un effettivo ritorno di immagine. Cifre alte comunque non sono ammissibili mentre, onestamente, piccoli rimborsi spese forse si. In questa ottica  il ragionamento trova una sua esemplificazione. Molte Gallerie e tante Associazioni Culturali esistono solamente a scopo di lucro e il loro cliente principale è l'Artista. Questo è sbagliato. Occorre  mediare coscienziosamente tra una visione oggettiva dei propri lavori Artistici, il desiderio che questi siano ammirati e le spese espositive,  che non devono essere eccessive. Inoltre occorre riflettere sulla possibilità che attraverso questi canali espositivi l'Artista trovi una vera cassa di risonanza della propria identità creativa. Onestamente penso che i vantaggi di un tale comportamento siano minimi. Possono servire per conoscere qualcuno nell'ambiente o per confrontarsi con situazioni e luoghi ma, l'impegno forte dell'Artista deve essere quello dell'autopromozione. Spendere qualche soldo per un catalogo personale o un dvd da far girare tra mercanti e collezionisti. Cercare luoghi espositivi alternativi e di grosso impatto di pubblico. Spendere tempo, questo si, nella ricerca di un piccolo sponsor, una libreria ospitale, un bar-caffè interessante, una fiera della nautica e perchè no, un centro commerciale, o una stazione ferroviaria con spazi pubblici!

 

.I luoghi per l'Arte

Sacrificare il proprio lavoro Artistico girovagandolo tra gallerie nascoste e mostre esclusive è riduttivo ed inutile. Nell'Ottocento questo comportamento aveva un senso e comunque molta Arte era realizzata in strada, a contatto con la vita sociale, nelle campagne, davanti ai caffè o nei bordelli. Nel Novecento l'Arte è diventata ideologica e con le correnti è cresciuta una divulgazione intellettuale e sociale estremamente ramificata. In questi nostri anni, senza ideologie trascinanti e con l'Artista decisamente solo nel suo studio, l'Arte come fenomeno comunicativo ne esce impoverita e zoppa. Per invertire questa tendenza l'unica soluzione è che l'Artista si riappropri degli spazi oggettivi del vivere sociale. Senza scandalizzarsi troppo è necessario rivalutare, come luoghi per l'Arte, tutti i posti dove la frequentazione sociale è viva e numerosa. Mercati, strutture commerciali, piazze cittadine, Metropolitane, circoli sportivi, fiere, esposizioni commerciali e manifestazioni culturali e non. Gli Artisti producono un bene prezioso che non può essere venduto attraverso i canali classici del libero mercato ma attraverso di essi può trovare quella visibilità che i luoghi classici non offrono più. E non si tratta di una parentesi storica. L'Arte è destinata a trasformarsi, ad evolversi, a catapultarsi via dal regime dei collezionisti e ad approdare inevitabilmente alla divulgazione di massa, al messaggio collettivo, alla negazione dell'Arte di elitè. L'Artista dovrà sempre più confrontarsi con le tecnologie, le tecniche innovative, i prodotti e i materiali caratteristici della nostra epoca. Questo non significa necessariamente Arte Popolare o di qualità scadente. L'Arte deve conservare il suo fascino rivoluzionario ed esplorativo ma, se vuole sopravvivere e crescere, punti al consumismo intellettuale, alla rottura etica e morale tra la unicità dell'individuo e la società, puntellandosi lì dove maturano le contraddizioni e le spinte creative ed ennovative ovvero lì dove gli uomini si incontrano.